Home   La Storia Gli amici del collegio FotoGallerie Le attività Eventi Notizie flash Link

           Contatti

   

Ammentos 2019

La Madeleine di Sant'Avendrace     di Gino Farris

 

Un giorno qualunque di un mese di Maggio insolito, un giorno qualunque di consuete occupazioni, piccole operazioni casalinghe. Innaffiavo dei gerani in vaso quando, per imperizia o distrazione, ho staccato alcune foglie e spezzato un rametto della pianta. L'odore caratteristico del geranio si è liberato e per le normali vie olfattive ma soprattutto per misteriosi altri percorsi è andato a sovrapporsi ad un odore uguale che, in una particolare zona della memoria, si era fissato e vi sostava da molto tempo. Era, quest'ultimo, l'odore dei gerani dei vialetti e delle aiuole della Scuola Apostolica di Sant'Avendrace. L'effetto ricordo è stato immediato. M'apparvero subito i variopinti e ben curati fiori delle aiuole: gerani, calle, gigli, rose, molte rose. E come erano profumati! Rigogliosi vi erano anche filari di uva da tavola. I vialetti portavano ad una piccola grotta, abbellita da rampicanti, dove era stata posta una Madonnina davanti alla quale la domenica si recitava l'Angelus e nel tempo pasquale il regina coeli. A poca distanza vi era l'ingresso al refettorio e ho subito ricordato le prime cene da “apostolico”: minestre leggere e una specie di formaggino giallo che mi provocavano quasi il pianto abituato come ero alle minestre sostanziose in brodo di carne di pecora e al formaggio stagionato di casa mia. Non mi sono mai abituato a quel pasto. In un angolo del giardino vi era la sala giochi, dove oltre al biliardino e ad un tavolo da ping-pong, su un lungo tavolo c'erano, in grossi libroni, le annate del Vittorioso con le vignette di Jacovitti e un trenino elettrico, che meraviglia! E poi il gioco del meccanico che mi incuriosiva moltissimo abituato come ero a costruire cavallini e carri di ferula con i buoi fatti coi torsoli di granoturco. Erano novità assoluta i datteri piccoli e asprigni di due grosse palme che non amavo perché non riuscivo a salirci così come facevo sui lecci e sugli olivastri del mio villaggio. Le giornate del primo periodo trascorrevano benino, pur con tante difficoltà non ultima il mio disagio, io sardo parlante anche se non scrivente, ad esprimermi in lingua italiana poiché il mio bagaglio di tale idioma straniero era limitato a pochi vocaboli utilizzati alla scuola del mio villaggio per comporre “i pensierini”. Era la sera, solo nella cameretta, che mi rattristavo. Mi prendeva una grande malinconia e qualche volta piangevo perché realizzavo il mio essere quasi prigioniero di molte, troppe regole da rispettare io che ero stato abile e furtivo saccheggiatore di frutteti e assiduo frequentatore di mondezzai che nel mio villaggio erano luogo di incontri, parco giochi ed emporio di scarti i più svariati. Mi addormentavo solo dopo la buona notte della signorina Maria, la responsabile della scuola. A pensarci oggi, quel pianto era l'umore vitale e la sofferenza del seme che veniva interrato, infatti col passare dei giorni tutto prese altro sapore e colore e vivevo felice e appagato nel nuovo stato quasi quanto quel ragazzo libero del mio villaggio. Si dirà: è solo nostalgia, acqua passata. Nego tutto. La nostalgia, comunemente considerata un sentimento negativo per me è sentimento positivo, è il tentativo di fermare nel tempo una porzione di vita vissuta proficuamente. È un tempo comunque facente parte della propria esperienza della quale non ci si può liberare per il solo fatto che adulti vanitosi considerano peso inutile e infantile ma il passato tutto vive a fianco del presente. Non è acqua passata perché quell'acqua che ha permesso al seme di gonfiarsi e germogliare è la stessa che ora alimenta e nutre le radici della pianta che vi è cresciuta. È stata la scuola di istruzione, di conoscenza e formazione a creare quei canali di sana alimentazione per i futuri percorsi. Tutti i giorni prego e invoco protezione con alcuni versetti del salmo: lampada per i miei passi è la tua parola Signore...sal 117/118, oggi vi accosto la riflessione: “abba vrisca a sas raichinas est s'ammentu”, acqua fresca alle radici è il ricordo, ricordo di esperienze sane e ben formanti. Grazie rametto spezzato di geranio verace sei stato la madeleine di Sant'Avendrace.

 

 

 
 
        Home La Storia Gli amici del collegio FotoGallerie Le attività Eventi Notizie flash Link Contatti