De
mathematicarum natura.
Stabant discipuli cogitantes iuxta quaestionem dubitantes.
(Caliginosissima Cignettis quaestio).
Era l'anno scolastico 1961-62 e frequentavo la terza media.
P.Alberto Cignetti era
molto meticoloso nell'esprimere i concetti matematici e per i neofiti delle
medie il percorso era in salita.
In effetti aveva un approccio didattico più adatto ad allievi delle
superiori, se non universitari, ed anche con la nostra algebretta ogni tanto
pronunciava qualche termine ostico, più adatto ad un corso di meccanica razionale o
quantistica.
Mi misi "nei guai" quando gli chiesi come calcolare il volume di un solido
irregolare: puntualmente mi somministrò alcune lezioni private, da cefalea a
grappolo, in cui mi introdusse anzitempo al calcolo infinitesimale,
scegliendo la mortadella come solido irregolare da analizzare e da tagliare a fette
ultrasottili di cui calcolare l'area, preliminare pratico alla teoria di
funzionamento della TAC, che vide la luce solo qualche anno dopo.
Come recidivo nelle domande fuori programma, gli domandai poi ancora che
cosa fosse una "catenaria", termine che avevo letto in qualche articolo di
stampa perché un aereo era caduto
presso Cuneo, tranciando appunto uno di questi oggetti sconosciuti.
P.Cignetti mi guardò meditabondo e questa volta mi mandò direttamente da p.Scheffter,
che non era un mio professore ma, oltre ad insegnare francese, era anche
laureato in matematica e fisica.
Ne scaturirono alcune sedute teorico-pratiche, perché la catenaria è un
curva iperbolica soggetta alla forza di gravità e si dovette ricorrere ad
Aristotele per arrivare fino a Galileo, a Newton ed anche ad Einstein con la
sua ricerca sulla "teoria del tutto".
Nessun accenno ai quanti, alla costante di Planck o al gatto di Schrödinger,
ma avevo già smarrito il filo del ragionamento molti passaggi prima.
Dopo un certo timore iniziale, all'entrata nel laboratorio da apprendista
stregone, con il mago che sniffava tabacco forte da presa per respirare meglio e faceva sprigionare
scintille dal mio naso, mi divertii molto anche per l'esilarante intercalare
multilingue di P.Scheffter, con cui bonariamente castigava la mia abissale ignoranza:
Aristote aurait crié: "Par Jupiter! et t'aurait cassé la tablette sur la
tête!".
Oggi qualche digitale nativo penserebbe che usavano il tablet già a quei
tempi!
Molti allievi hanno anche vissuto l'esperienza memorabile sulla elettricità
statica, quella con lo spinterogeno di Van de Graaff, che produceva fulmini
e saette e faceva drizzare i capelli in testa a noi cavie, ignare di essere
soggette alla tensione di varie decine di migliaia di Volt ma opportunamente
isolate dal pavimento tramite una pelle di gatto sotto i piedi.
Penso che quella non fosse la pelle del gatto di Schrödinger, perché il
nostro
era sicuramente morto ed il principio di indeterminazione non avrebbe retto.
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