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  Ricordo di P.Scheffter  e  di P.Cignetti  di Pier Mario Cotella

 
De mathematicarum natura.

Stabant discipuli cogitantes iuxta quaestionem dubitantes.
(Caliginosissima Cignettis quaestio).

Era l'anno scolastico 1961-62 e frequentavo la terza media.

P.Alberto Cignetti era molto meticoloso nell'esprimere i concetti matematici e per i neofiti delle medie il percorso era in salita.
In effetti aveva un approccio didattico più adatto ad allievi delle superiori, se non universitari, ed anche con la nostra algebretta ogni tanto pronunciava qualche termine ostico, più adatto ad un corso di meccanica razionale o quantistica.
Mi misi "nei guai" quando gli chiesi come calcolare il volume di un solido irregolare: puntualmente mi somministrò alcune lezioni private, da cefalea a grappolo, in cui mi introdusse anzitempo al calcolo infinitesimale, scegliendo la mortadella come solido irregolare da analizzare e da tagliare a fette ultrasottili di cui calcolare l'area, preliminare pratico alla teoria di funzionamento della TAC, che vide la luce solo qualche anno dopo.
Come recidivo nelle domande fuori programma, gli domandai poi ancora che cosa fosse una "catenaria", termine che avevo letto in qualche articolo di stampa perché un aereo era caduto presso Cuneo, tranciando appunto uno di questi oggetti sconosciuti.
P.Cignetti mi guardò meditabondo e questa volta mi mandò direttamente da p.Scheffter, che non era un mio professore ma, oltre ad insegnare francese, era anche laureato in matematica e fisica.
Ne scaturirono alcune sedute teorico-pratiche, perché la catenaria è un curva iperbolica soggetta alla forza di gravità e si dovette ricorrere ad Aristotele per arrivare fino a Galileo, a Newton ed anche ad Einstein con la sua ricerca sulla "teoria del tutto".
Nessun accenno ai quanti, alla costante di Planck o al gatto di Schrödinger, ma avevo già smarrito il filo del ragionamento molti passaggi prima.
Dopo un certo timore iniziale, all'entrata nel laboratorio da apprendista stregone, con il mago che sniffava tabacco forte da presa per respirare meglio e faceva sprigionare scintille dal mio naso, mi divertii molto anche per l'esilarante intercalare multilingue di P.Scheffter, con cui bonariamente castigava la mia abissale ignoranza:
Aristote aurait crié: "Par Jupiter! et t'aurait cassé la tablette sur la tête!".
Oggi qualche digitale nativo penserebbe che usavano il tablet già a quei tempi!

Molti allievi hanno anche vissuto l'esperienza memorabile sulla elettricità statica, quella con lo spinterogeno di Van de Graaff, che produceva fulmini e saette e faceva drizzare i capelli in testa a noi cavie, ignare di essere soggette alla tensione di varie decine di migliaia di Volt ma opportunamente isolate dal pavimento tramite una pelle di gatto sotto i piedi.
Penso che quella non fosse la pelle del gatto di Schrödinger, perché il nostro era sicuramente morto ed il principio di indeterminazione non avrebbe retto. 

 

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