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    Il 26 Settembre 2013 padre Navone rientra in Madagascar
 

       

Padre Gabriele Navone - 48 anni di missione

 Scrittura e evangelizzazione

 Quota 25. Venticinque libri per la catechesi, ognuno scritto e riscritto in malgascio, va da sé, stesi pazientemente almeno otto-nove volte, a mano, riscrittura dopo riscrittura (i fogli che mi ha mostrato per l'ultima fatica sono tutti un disegno di righi fini, scritti con mano leggera, barre di cancellazione, frecce, tondini, rimandi a pagine precedenti/seguenti, chiose a lato, recuperi di pensieri cassati cinque-sei stesure prima...). In questo travagliato processo di generazione, impossibile, dice, servirsi del computer.

Figlio di una terra dove la fatica quotidiana era parte del mestiere di vivere, non lo spaventa il lungo percorso di costruzione di un libro. Fatica comune a tanti scrittori, come rivelava, nella vicina Langa, Beppe Fenoglio per il quale la più felice delle sue pagine, diceva, usciva da una decina di rifacimenti.

Per Gabriele questo lavoro di cesellatura testimonia il suo impegno per la formazione catechetica e pastorale, di laici e non solo. La collana (“Voan - tsinapy”, l'evangelico “Granello di senape”) a cui si ascrivono gli ultimi otto libri (un nono in gestazione), ha come chiave di lettura in ogni titolo l'interiezione malgascia “Hoe?”, simile nel suono e nel significato a quella piemontese-italiana “Ohi!”, espressione di meraviglia e richiamo. 

 Ad esempio: “I laici braccio destro del prete. Hoe?”. Semmai il contrario, viene spiegato in una attenta disamina dell'affermazione.

Cristiani semplici. Hoe?”. Il  Concilio ha ricordato che tutti i cristiani sono uguali, perchè battezzati! Tutti siamo Figli di Dio e nel popolo del Signore nessuno è come un soldato semplice rispetto a graduati superiori.

Peccatori non colpevoli. Hoe?” Davvero qualcuno lo crede possibile?

Poi si apre il libro e ci si ritrova davanti a pagine in cui la parola scritta è disposta nello spazio con attenzione studiata, quasi come una poesia. Il pensiero importante è in evidenza, a partire dal margine sinistro, magari in grassetto; seguono, nelle righe sottostanti, dei “sottopensieri”, esplicazione-articolazione dell'enunciato iniziale, in sottordine appunto, via via più lontani dal margine sinistro e molto spesso senza raggiungere il margine destro. Poi, con il pensiero importante successivo si torna a sinistra, talvolta si parte anche dal centro pagina, e poi di nuovo seguono uno sotto l'altro varie sue sotto partizioni e così via. Chi legge è condotto per mano sulla via maestra che può seguire facilmente, così come può, doverosamente, camminare sulle strade che da quella si dipartono, per cogliere a fondo l'intero messaggio.

Questo criterio l'aveva imparato da un insegnante gesuita all'Istituto Sociale, a Torino e, trovatolo efficace,  l'aveva subito adottato per l'insegnamento ai suoi ragazzi della scuola media e mai più abbandonato.

 Prima di sbarcare a Torino, padre Gabriele è a Cuneo, al San Tomaso, per l'anno scolastico 1961/62,  come  prefetto assistente dei “Grandi”. Ripensando a quel periodo, chi frequentava allora la Scuola Apostolica lo ricorda come un vulcano di idee e si stupisce ancora di quante novità sia riuscito a proporre in così breve tempo di permanenza: dall'insegnamento dell'Inglese con le cassette della BBC (quando la lingua curricolare era il Francese) all'ascolto guidato, critico, della grande musica sinfonica, scoperta per la prima volta per molti di noi; dal teatro con i burattini, scolpiti in legno e manovrati per interpretare farse e opere classiche alle immagini per la rappresentazione della famiglia di Nazareth in veste moderna, proiettate con episcopio una sera di maggio in cortile, davanti alla statua della Madonna, con relativa contestazione da parte del padre Rettore. E poi i giochi di magia, per i quali sarà molto popolare anche al Sociale di Torino, dove avrà come alunno il futuro mago Alexander.

 Appena arrivato a Torino, partecipa al trasloco dell'Istituto Sociale da via Arcivescovado a via Asinari di Bernezzo, alla Tesoriera, dove insegna Lettere per un triennio, dal 1962 al 1965. In prima media sorprende i ragazzi quando comincia da subito a insegnare il Latino parlando loro in latino,  e poi affrontando subito l'ablativo assoluto, il che nell'immediato avrebbe reso più comprensibili molti passi, anche semplici, dei primi autori latini. Sconcerto iniziale anche dei genitori.   

In missione

 Alla sua domanda di partire missionario, in Tahilandia, dove avrebbe potuto incontrare, conoscere da vicino, il Buddismo che lo aveva sempre interessato, i superiori rispondono positivamente, ma lo indirizzano in Madagascar. 

Gabriele, aveva sì pensato, dopo la scuola elementare, di farsi prete, ma non di diventare missionario. Aveva confessato allora all'omonimo zio gesuita, che la missione era fuori dai suoi pensieri perchè poi l'avrebbero mandato in terre popolate da serpenti dei quali aveva paura. Prete, sì, quindi, ma diocesano. E poi il seminario locale aveva un bel campo da calcio! Attrazione fortissima per un ragazzino di 11 anni! Lo zio, però, gli spiega che per intanto la Scuola Apostolica di Muzzano, contrariamente al seminario, sarebbe stata gratis...

Le vie del Signore, si sa, sono infinite e così eccolo a Muzzano ad iniziare il percorso che lo avrebbe poi portato in quella lontana terra d'Africa, animata anche da serpenti, ovviamente non più così minacciosi come allora.  Motto fondamentale dell'insegnamento dei Gesuiti, fin dalla prima scuola aperta, nel 1500, a Messina:”Il mondo è la nostra casa”!

 E' il 1965.. Studio metodico del malgascio su un testo di grammatica scritto da un padre gesuita. Conta capire a fondo l'impianto logico di quella lingua, non solo per imparare a comunicare in situazione, ma per assimilarne a fondo i meccanismi di produzione e poter poi esprimere appieno concetti e riflessioni, anche per scritto, come avverrà nella sua produzione di libri.

Parroco dal 1969, conclude gli studi (in francese) di Teologia con una tesi di laurea sui proverbi malgasci, in lingua locale e francese: “Etnologie et proverbes malgasches,  Ny atao no miverina (cioè: Quello che semini raccogli)”, pubblicato dalle Arti grafiche siciliane, nel 1977. 

Nelle celebrazioni eucaristiche e nelle altre funzioni in chiesa usa, contro la tradizione imperante, il malgascio e non il francese, ottemperando da subito alle indicazioni conciliari.

Costruisce nel quartiere  Malaza della capitale, sotto la parrocchia di Tanjombato, una chiesa con struttura in legno lamellare, a pianta centrale, digradante verso il centro. Qui si alza l'altare, visibile senza barriera alcuna da ogni punto in cui si trovano i fedeli, una grande “capanna”. La CEI finanzia il progetto. Dopo ventisei anni circa vi subentra padre Sciucchetti, con il quale padre Gabriele continua a mantenere una stretta collaborazione, così come con padre Taliano, la cui parrocchia è frequentata da francesi residenti nella capitale.

 Oggi padre Navone è parroco a Anosibé, nella periferia meridionale di Antananarivo, immersa in una baraccopoli di latta e cartoni, senza strade, senza servizi, senza fogne. Sul suo territorio vivono, malcontate, 120.000 anime (l'anagrafe è molto approssimativa anche per una mobilità sul territorio altissima). Circa 26.000 sono cattolici. I numeri, per noi abituati da decenni a una secolarizzazione impietosa che ha svuotato le chiese, sono da capogiro. Quasi inimmaginabile per noi è il fervore che vi arde attorno e che sembra rimandare ai primissimi tempi della Chiesa nascente: 160 catechisti provvedono all'insegnamento dei princìpi della religione cattolica nelle case o nelle aule della scuola  annessa alla parrocchia. Dopo due anni di catechesi sono più di 1400 quelli che ricevono ogni anno la Prima Comunione e, sempre ogni anno, più di 2400 battesimi, 250 cresime, 600 matrimoni, 300 conversioni. Chiesa davvero giovane. Giovane anche anagraficamente la maggioranza dei fedeli.

La Chiesa si riempie all'inverosimile ogni domenica, tantissimi sono quelli che seguono la santa Messa dall'esterno perchè dentro non c'è più alcun posto libero. Fenomeno che si ripete per tutte le quattro celebrazioni eucaristiche della giornata. Nelle grandi festività come quelle di Natale o di  Pasqua i bambini, numerosissimi, non possono entrare in chiesa, lasciando così posto a quanti, adulti, magari si avvicinano quasi solo in queste occasioni alla Chiesa.

La parrocchia ha confini troppo vasti ed ecco allora che padre Navone costruisce sul suo territorio un'altra chiesa e una scuola nuova (come ad Anosibe, classi di 80 bambini!), nel quartiere Namontana. In precedenza aveva costruito altre chiese succursali a Anosimahavelona, a Ankadisoa, a Soavina, oltre Tanjombato. Il clero, ormai malgascio al 90%, mantiene talvolta un profilo più tradizionale nell'approccio pastorale, meno paritario con i fedeli, rispetto al clero di provenienza occidentale.

Oltre le cure parrocchiali, padre Gabriele continua a insegnare Pastorale e Teologia Morale al Seminario maggiore nazionale, alla Scuola per catechisti e alla Scuola superiore per Religiose.

 Per i meriti vari acquisiti al servizio del popolo malgascio il Presidente della Repubblica lo nomina:

nel 1994  Chevalier de la Repubblique

e, nel 2011,  Officier de l'Ordre National.

  

P.Navone riceve l'onorificenza malgascia

Baraccopoli di Anosibè

Scuola di Anosibè

Chiesa di Anosibè

da destra : Gabriele Navone, Anselmo Muratore, Elio Sciuchetti, Daniele Ferrero

 

Preghiera alla Madonna della Nevi

 La cappelletta della casa reale di caccia a san Giacomo di Entraque è dedicata alla Madonna delle nevi, festeggiata ogni cinque agosto,

 rappresentata con un mosaico che molti di noi hanno visto creare. Padre Arione affida a padre Navone una immagine della Madonna chiedendogli una preghiera per Lei da riportare sul retro...

 

  

 

 

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